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In occasione del giorno di commemorazione dei nostri cari defunti vi proponiamo una delle poesie meno note di Pasquale Creazzo, intitolata appunto ‘Due novembre’. Questa lirica benchè poco conosciuta è anche fra le più profonde umanamente del poeta cinquefrondese.
Creazzo ripropone in versi struggenti che sembrano un video, il dolore e il pianto di ciascuno verso i propri cari che non ci sono più, il ricordo di persone amate e con esse le parole e i gesti mancati, immortala con i suoi versi nella nostra lingua cittadina segni e movenze diffusi al cimitero in questo giorno particolare.
Il poeta poi rimarca un concetto elementare, spesso poco considerato, e cioè che davanti alla morte siamo tutti uguali; Creazzo, col suo modo sempre arguto e ironico, sottolinea anche l’inutilità di certi affanni al pensiero, e all’obbligo per tutti, talvolta dimenticato, del supremo passaggio in un’altra vita, che tutto ridimensiona: patruni e servi tutti s’anno di mpurriri.
Versi bellissimi, da leggere d’un fiato.
Due novembre, poesia di Pasquale Creazzo (clicca qui per leggere la poesia)
Posseggo la copia originale di questa poesia, stampata circa 90 anni addietro da Tommaso Manferoce. La conservava gelosamente mio padre ed io altrettanto gelosamente la custodisco. Non sono un esperto di poesia ma “2 Novembre” mi piace tanto.Quello che noto è che Pasquale Creazzo non l’ha scritta in dialetto propriamente cinquefrondese e ha usato lettere inadeguate nella trascrizione. Ad esempio: ajumati e kjuri non sono parole trascritte in “cincrundisu”.
Mimì Giordano