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C’è un morto, anzi una morta nella fermata di Piazza Syntagma della metropolitana di Atene. Quel cadavere è lì da tantissimo tempo, ma invece di toglierlo dalla vista di passeggeri e turisti, lo hanno protetto con una lastra di vetro trasparente. Ma chi era questa donna e che cosa ci fa lì ? Al mistero di questo scheletro è dedicato il primo capitolo di “Atene”, il nuovo libro dello scrittore di origini cinquefrondesi Giorgio Ieranò.
Con questo volume, edito dalla Einaudi, Ieranò prosegue dunque il suo viaggio dentro la storia, le suggestioni e la mitologia del mondo greco, al quale ha già dedicato una sfilza di volumi di successo (https://www.cinquefrondineltempo.it/lincredibile-storia-dello-scrittore-di-origini-cinquefrondesi-i-cui-libri-fanno-impazzire-gli-italiani/).
Figlio di Agostino Ieranò e Angela Zangari, cinquefrondesi emigrati a Milano nel dopoguerra, Giorgio è professore di letteratura greca all’università di Trento, nel suo passato anche una discreta carriera di giornalista; finora ha pubblicato una quarantina di libri con le più importanti case editrici italiane.
In paese ha ancora molti familiari (Ieranò, Zangari, Carlino) ai quali è rimasto molto legato; per gli impegni di lavoro tuttavia non viene a Cinquefrondi da diversi anni; ci veniva più spesso da ragazzo, soprattutto per trascorrere le vacanze estive in casa del nonno Luigi in via Roma.
In questo nuovo libro Ieranò entra, letteralmente, nelle viscere di Atene, una città che “non è come le altre” come recita la presentazione. Comincia con una annotazione un pò lugubre, il primo capitolo infatti è dedicato al “morto chiuso nella sua bara di vetro che non ha mai saputo cosa fosse una metropolitana”. Ieranò guida il lettore alla scoperta dello scheletro che sorveglia, discreto e macabro, una fermata del treno sotterraneo che attraversa la capitale greca. Dietro una teca trasparente, fissata al muro, ciò che resta di una donna vissuta oltre 2500 anni fa, incute nei passeggeri e nei turisti, soprattutto in questi ultimi, un timore reverenziale, appunto perchè Atene “non è una città come tutte le altre”. Lui racconta con dovizia di particolari la storia e i misteri di questo cadavere di cui l’archeologia si è impossessata.
Fin dall’antichità Atene “è stata trasfigurata in un mondo ideale, elevata a luogo dello spirito, e poi celebrata come la culla della democrazia, della filosofia, del teatro”. Questo luogo è “lo scenario di una mitologia enigmatica: la sfida divina fra Atena e Posidone, le imprese fiabesche del giovane Teseo, il processo che le demoniache Erinni intentano al matricida Oreste, l’oscura leggenda del re-serpente Cecrope, la sinistra vicenda della vergine impiccata Erigone. Due millenni e mezzo fa nell’Agorà di Atene s’incontravano Pericle e Socrate, Fidia e Platone”.
Agli splendori dell’età classica, seguirono i secoli di Roma e di Bisanzio, dei duchi fiorentini e dei sultani turchi, “ma il nome di Atene rimase sempre inciso nella leggenda. Fu cosí per Heinrich Schliemann, lo scopritore di Troia, che vi costruí la sua casa e la sua tomba; per Mark Twain, che scalava di notte l’Acropoli per ammirare il Partenone sotto la luce della luna; per Isadora Duncan, che danzava in estasi nel Teatro di Dioniso. Atene è la realtà e l’ideale, il tumulto delle strade e la forza della poesia, la drammaticità della storia e l’incanto della bellezza”.
Giorgio Ieranò racconta la millenaria avventura della città attraverso alcuni luoghi simbolo, a cominciare dall’Acropoli che sembra altissima, come appollaiata su un monte severo, è invece è situata su una collina di appena 156 metri di altezza. Lo scrittore vi si avvicina con rispetto, e sottolinea ” qui tutto è iniziato”, cioè per chi non lo ricordasse, la nostra civiltà è nata qui.
Ieranò invita a guardare da prospettive inconsuete i monumenti piú noti di Atene, ma guida anche alla scoperta di siti meno celebrati: l’antico cimitero del Ceramico, dove Pericle pronunciò il suo discorso per i caduti in guerra, o gli angoli piú nascosti della Plaka, con le sue chiese bizantine e i suoi palazzi neoclassici. Il resto della storia meglio leggerlo direttamente, acquistando il lbro.
Qui non resta che fare i complimenti al giornalista-scrittore-professore Giorgio Ieranò, che con la sua attività e il suo lavoro onora la nostra Cinquefrondi.
Quando il professore Giorgio Ieranò da giovane, richiamato dalla radici e dai suoi cari, in estate veniva a Cinquefrondi e magari entrava nel Bar dello Sport di Agostino Pronestì dove molti di noi del ’53 e… dintorni sono cresciuti, non sapevamo cosa facesse a Milano. La via Roma era la via dei Ieranò, erano tanti e quindi noi giovanissimi li conoscevamo, ma a distanza di tempo, facevo un po’ di confusione su chi era figlio,nipote,cugino. Ora che Giorgio Ieranò è presentato e descritto da Franceso Gerace, il quale ne aveva anticipato la figura all’esordio del blog cinquefrondineltempo, ci rendiamo conto della statura culturale di questo nostro compaesano. Definirsi orgogliosi, come cinquefrondesi, di tale legame è doveroso e sentito. Giorgio Ieranò ama, studia e conosce la grecità antica e le sue vestigia nell’Atene di oggi.Io che non ho ne facebook, nè whatsapp, nè ho frequentato – ahime! – il Liceo Classico, ma coltivo il piacere della penna e della parola, a Giorgio Ieranò, che tanti di noi cinquefrondesi desidererebbero incontrare, ascoltare e ammirare, formulo l’invito a pensare ad una sua rimpatriata nel paese dei suoi genitori, magari nella prossima estate. Avremmo tanto da imparare dalla grandezza della civiltà greca e dalla riscoperta del mito come racconto che svela misteri e fornisce risposte alle domande dell’uomo in quest’epoca di poca luce. E nessuno, più di Giorgio Ieranò potrebbe donarci questi momenti di luminosa conoscenza.
Mimì Giordano