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Torna la nostra rubrica con le parole del dialetto che si parla nella nostra Cinquefrondi. Siamo giunti alla 26ma puntata di questo spazio periodico dedicato alle vicende linguistiche cincrundise. Anche stavolta spazio alle parole che cominciano per N, dato che sono assai numerose come quelle che cominciano per M (ne abbiamo riferito negli articoli precedenti). Alcuni dei termini o modi di dire di cui riferiamo oggi  sono proprio spariti dall’uso comune e anche da tanto tempo, perciò si può senz’altro dire che appartengono ormai all’archeologia culturale del nostro paese. Buona lettura.

 

 di Mimì Giordano

 

’Ncimurratu: da cimurro, malattia virale contagiosa. Persona raffreddata, catarrosa

‘Nchîappatina:  una traccia di sporcizia su un vestito, ma anche una cosa scritta male o fatta male

‘Ncozzari: accozzare, darsi da fare con testardaggine in un lavoro

‘Ndà:  esclamazione non molto comune che stava a significare rassegnazione, noncuranza, poco peso a un evento a un contrattempo: “ Peppi vinni tardu e  perdìu la caminata, e ‘ndà, chi nc‘importa!”

 ‘Ndernu : invano, senza alcun utile o risultato

 ‘Ndilìndilò :  voce – che i linguisti denominano onomatopeica- e che si riferisce al suono delle campane

‘Ndinocchîuni (anche addinocchiuni) : in ginocchio, genuflesso, prostrato

‘Ndondulùni: dondolante

‘Ndòzzica:  altalena

Nennè: seno, tette. Si descrivevano così ai bambini e così essi le chiedevano alla mamma per allattare.

‘Ngadhàtu:  sporcato in modo pesante, difficilmente lavabile

‘Ngadhìzzu (o anche ‘ngadizzu): groviglio, difficoltà, intralcio. A volte costruito ad arte per ingarbugliare e confondere

‘Ngàgghja : fessura, spiraglio; è anche a terza persona del verbo ‘ngagghjari (indovinare), dunque si può tradurre con indovina

‘Ngàgghjari: indovinare, ma anche incastrare

‘Ngàrgiari: irritare la gola

‘Nghjesimatu: avvizzito, deformato dal freddo

‘Nghjèttari: sbocciare, fare i germogli

‘Nghjèstru: movimento inefficace, senza senso

‘Nghjòmmarari: avvolgere il gomitolo

‘Ngrìsi: inglese. Ricordo quando ero bambino e a casa mia avevamo ”u sali ‘ngrisi” che era un lassativo, un agevolatore dello svuotamento dell’intestino. Insomma, era il solfato di magnesio, ma questo l’ho saputo da grande.

‘Ntepitijari : rendere tiepido, abbassandone il calore

‘Ntisa:  udito. A proposito, ecco un vecchio aneddoto a proposito di questa parola. Riguarda un nostro compaesano vissuto fino all’inizio degli anni ’60. Non dico il nome, era un bravo artigiano e produceva manufatti in creta, in terracotta. Fra i tanti aneddoti che gli si attribuivano, c’è anche quello che riporta la sua affermazione di avere poco udito, insomma di essere un po’ sordo. Lui diceva, ed era convintissimo di parlare in italiano: “Patisco di ‘ntesa

‘Ntrasatta: all’improvviso

‘Ntròiti: interiora dell’animale, del capretto. Ma anche entrate di soldi, introiti.

‘Ntinnàri: è il rumore delle monete, ma anche sinonimo di voler sentire o intendere e, figurativamente, far sentire il rumore dei soldi per acquisire favori. Ci sono anche altri significati: eu ‘nci icia sta cosa e idi no ‘ntinnavano , io gli dicevo questa cosa e loro fingevano di non capire

‘Ntrizzicari: immischiare, intromettere e intromettersi, intrufolarsi per un interesse, legarsi a qualcuno o a qualcosa.

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