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Cari lettori eccoci oggi a una nuova puntata con le parole del dialetto cincrundiso che cominciano per M. Abbiamo già notato in precedenza come ci sia un gran numero di termini, nel nostro dialetto cittadino, che cominciano con questa consonante. E’ difficile dare una spiegazione a tale fenomeno, forse lo potranno fare gli studiosi di linguistica e dialettologia. Qui ci limitiamo a proseguire la rievocazione di alcune di quelle parole che stanno scomparendo dall’uso quotidiano e che non si sentono quasi più.
di Mimì Giordano
Manìcula: cazzuola, attrezzo classico dei muratori
Manijata: toccatina, palpata. Obiettivo di quando eravamo ragazzi e riuscivamo ad ottenere dalla ragazza che potessimo toccarla. E chi non l’ha pronunciata la frase ? : ‘na manijata m’arrescìu ‘mu mi la fazzu. Ma la parola manijata è anche usata per indicare un branco di scrocconi, di politicanti disonesti: ‘sugnu ‘na manijata i mangiàtarÎ
Mannàja: mannàggia espressione di disappunto, di imprecazione. Mannaja aggiunta a madòsca evita la bestemmia
Mannàra: larga lama tagliente con due manici in dote ai macellai e alle massaie
Mantu: manto, mantello. In senso figurato Mantu ‘i misericordia (persona pronta a perdonare, a coprire altrui errori)
Mappìna: straccio, canovaccio da cucina
Màrgiu: terreno incolto, da zappare
Marpatùtu: deperito, sciupato
Marrabbèdhu: piccone a due punte che serviva ai contadini per sterrare
Marrùggiu: il manico dell’ascia o della zappa
Marrunàru: maldestro, raffazzonatore, “arrunzaturi”, “farfalluni”
Marrùni: pezzo di legno tolto dalla carbonaia ancora non completamente carbonizzato
Marti: martedì. Proverbio, di vènnari e di marti non’ si spusa e no’ si parti e nò ssi principia l’arti (di facile comprensione)
Marvizza: tordo
Mastranza: categoria degli artigiani che indicava i capimastro i summastri. Erano considerati gli artefici di quella capacità manuale ed esecutiva che faceva scuola. A Cincrundi li abbiamo avuti nell’edilizia; mio nonno mastru Petru Giordano, nei primi 50 anni del Novecento fu di riconosciuta esperienza ed ebbe molti “discipuli”; una vera “Mastranza” a Cincrundi con molte figure laboriose furono la calzoleria, la falegnameria, la forgia, la sartoria.
Matrimonàra: mezzana,mediatrice, senzale.
Mattana: rimprovero, ramanzina.
Martòriu (o mortòriu): mortorio, funzione funebre; a Cincrundi il rintocco tipico delle campane della chiesa chi sonàvanu ‘u martoriu, annunciava il decesso di una persona. Figurativamente, un luogo senza allegria e con poche persone.
Màula: moina, tipica dei bambini
Màzzara: pressa, oggetto o pietra pesante che sui mette sopra gli ortaggi che devono maturare pressate, tipo i melangiani ammazzarati.
Mazzùni: mescolata fasulla ed ingannevole delle carte da gioco.