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di Mimì Giordano

Il giorno in cui fece il suo ingresso nella vita pubblica cinquefrondese, Michele Galluzzo era solo uno studente, poco più che ventenne. In paese ci fu un grande avvenimento, cioè l’inaugurazione del Municipio voluto da don Ciccio Della Scala; tanti cittadini furono mobilitati per l’occasione. Era il 15 ottobre del 1916. Vi furono i discorsi ufficiali alla presenza delle autorità locali e provinciali, vi fu una grande lotteria con alcuni premi offerti nientemeno che dalla Regina Elena, vennero offerti dolci e liquori a tutti i presenti per celebrare l’evento.

L’inaugurazione del nuovo e primo Municipio della storia di Cinquefrondi coincise anche con una festa dei giovani del paese, e quel giorno dunque fece la sua prima apparizione pubblica nelle vesti di organizzatore e portavoce degli studenti un certo Michele Galluzzo, brillante allievo del corso di medicina, che negli anni successivi divenne un personaggio molto autorevole in paese e un grande e apprezzato medico condotto nella Cinquefrondi di quegli anni e nei decenni successivi.

Lo stesso medico Galluzzo fu una delle personalità che nell’estate del 1933 commemorarono pubblicamente la figura del Podestà Della Scala, a un mese dalla sua prematura scomparsa.

La sua non fu la consueta orazione come se ne fanno tante in memoria di un defunto, perchè si comportò da medico patologo e fece, a modo suo,  una sorta di sezionamento psicologico dell’anima e del carattere del Podestà, di cui peraltro era buon amico. Ne venne fuori un ritratto sorprendente del politico scomparso, con un linguaggio brillante e senza giri di parole, un vero e proprio testo da manuale (riportato integralmente nel libro ‘Francesco Della Scala e altre storie dimenticate di Cinquefrondi’ di cui è autore il direttore di questo sito, Francesco Gerace). 

Alla mia età – sono all’inizio dei quarti “anta” della  vita — posso dire di aver conosciuto tutte e tre le generazioni della grande famiglia originata dal capostipite Michele Galluzzo. Ai  cinquefrondesi è nota la loro dimora storica, con ingresso sia da piazza della Repubblica che dal viale delle Rimembranze dove esisteva – ed esiste ancora-  un ampio giardino.

Uomo di eccezionale intelligenza e di profonda cultura che in cinquanta anni di esercizio della professione medica seppe dare il meglio di se stesso per la cura dei sofferenti e degli umili” così recita l’epigrafe della sua lapide al camposanto, e così, senza retorica, lo ricordavano i compaesani che sono stati suoi pazienti e lo ricordano quelli che ancora sono in vita. Un medico che fu un esempio per tutti i medici del paese e non solo

Il medico Galluzzo con i nipotini

Nacque a Cinquefrondi il 5 agosto del 1895 e vi morì il 4 febbraio del 1970, dopo aver esercitato per tutta la vita la professione di medico nel nostro paese. Un dottore di altri tempi dedito allo studio e all’osservazione dei suoi pazienti, mai domo se una patologia non tendeva a scomparire, “facìa li viola di la casa di li malati” come diciamo in paese per descrivere chi per dedizione e affetto percorre una via, un vicolo più e più volte. Era famoso per il suo vocione, il suo piglio severo e a volte burbero, ma anche per la sua efficacia e capacità professionale e infatti accorrevano da lui in tanti, anche dai centri vicini.

La sua esistenza fu interamente dedicata alla professione medica intesa come servizio alla comunità, alla quale donava la sua competenza, l’acume e l’esattezza nelle diagnosi, la capacità di sanare con cure appropriate. Godeva di autorevolezza in tutti gli ambienti medici, in ospedale a Taurianova e tra i colleghi che gli si rivolgevano per un consulto.
Galluzzo non si tirava indietro davanti ai sacrifici per i suoi assistiti, specialmente alle chiamate serali e a quelle notturne per i casi urgenti, con risvolti anche avventurosi per le continue trasferte affrontate andando con ogni tempo nelle più sperdute contrade dove i malati lo chiamavano. Verso di lui giunsero stima e apprezzamento da illustri clinici italiani di quell’epoca, che erano stati suoi colleghi all’università La Sapienza di Roma, uno tra tutti Pietro Valdoni, famoso luminare del suo tempo, considerato il pioniere della moderna chirurgia e morto a Roma nel 1976.

Il medico Galluzzo ebbe quattro figli: Antonio, Lina, Clara, Silvio. Quest’ultimo, l’unico ancora vivente, è avvocato penalista, titolare di un prestigioso studio legale a Roma. Suo figlio Fabrizio esercita la stessa professione del padre, oltre ad incarichi universitari. Un’altra figlia, Alessandra, è invece medico radiologo in un ospedale romano.

Anche il primo figlio, Antonio, detto Totò, si dedicò alla professione medica, fu radiologo per 40 anni e a lungo primario del servizio di Medicina nucleare dell’ospedale San Camillo di Roma; è sempre vissuto a Roma, dove è morto il 24 settembre del 2016.

Il prof. Antonio Galluzzo, radiologo per 40 anni e a lungo primario di Medicina nucleare dell’ospedale San Camillo di Roma, scomparso il 24 settembre del 2016

Ma torniamo al capostipite Michele: il 21 agosto del 1954 un dramma sconvolse la vita della famiglia Galluzzo per la fulminante perdita della figlia Clara, appena 25enne, sposata con l’avvocato Vincenzo Capua e mamma di due bambini in tenerissima età, Patrizia e Pino. Clara, in vacanza con la famiglia a Cannitello, accusò malori addominali, si pensò ad un’appendicite, fu ricoverata al Riuniti di Reggio Calabria e sottoposta a un intervento chirurgico, dopo il quale morì.

Galluzzo e la moglie Maria Fonti, donna di rara bontà, dolcezza e religiosità, scomparsa nell’aprile del 1977, affrontarono quel dolore indicibile con coraggio e forza.

Pino Capua, l’amato nipote fu affidato a loro e crebbe e studiò in paese e a Cittanova. Pino, da sempre, è un carissimo amico, e non solo mio, ma di tutti i coetanei e i compaesani che lo conobbero e dei quali lui non si è mai dimenticato. Giocavamo al pallone nel piazzale antistante la sua abitazione, ma quando i vigili urbani “miravano” al nostro pallone per sequestrarcelo, scappavamo nel giardino della famiglia Galluzzo. E lì, qualche pallonata scagliata male, andava a finire sulle finestre dove il dottore visitava o lavorava. Con il suo vocione burbero ci redarguiva – e ne aveva tutta la ragione – iniziando da suo nipote. E noi “ Scusate dottore, scusate, ma non l’abbiamo fatto apposta..” E ci mancava pure che l’avessimo fatto apposta.

il dottor Pino Capua, medico sportivo, ortopedico-traumatologo, presidente della Commissione Antidoping della Figc

Come il nonno, come lo zio Totò, Pino Capua esercita la professione medica; è un ortopedico-traumatologo di riconosciuta esperienza. È docente universitario e da diversi anni presidente della Commissione Antidoping della Figc, la Federazione italiana gioco calcio. Ha presieduto, inoltre, la Commissione di vigilanza e controllo sul doping  e per la tutela della salute nelle attività sportive del ministero della Salute.

Sebbene la professione medica e medico-sportiva la eserciti in Roma, Pino è profondamente legato a Cinquefrondi, ed anche a Palmi, paese del padre; e quando può raggiunge entrambi. A Pasqua di quest’anno è stato presente a Cinquefrondi alla tradizionale rappresentazione sacra dell’Affruntata.

Patrizia Capua, sorella di Pino, laureata in Giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha lavorato al Manifesto come corrispondente da Napoli, la città in cui vive, e dal 1990 al quotidiano la Repubblica. Attualmente cura una seguita rubrica dedicata alle donne nel mondo dell’impresa (chi è interessato la trova qui  https://www.repubblica.it/argomenti/donne_impresa/ ).

Patrizia Capua, giornalista di Repubblica, nipote del medico  Galluzzo

I Capua, oltre che con Cinquefrondi, hanno mantenuto sempre un forte legame con Palmi, che è il paese dove il loro padre, Vincenzo Capua, avvocato penalista, originario di Sinopoli, è tornato e ha lavorato dopo aver a lungo vissuto a Roma.

Per completare il quadro di questa famiglia, diremo che un altro Michele Galluzzo, figlio di Totò e dunque nipote e omonimo del capostipite, è direttore di Radiologia d’emergenza all’Ospedale San Camillo di Roma. La prima figlia di Totò, Maria, è invece anche lei una giornalista, ha lavorato per lunghi anni al quotidiano della Dc ‘Il Popolo’  e per 12 al quotidiano ‘Europa’. Infine la terza figlia Paola ha fatto studi giuridici e vive a Milano.

Di questa illustre famiglia oggi a Cinquefrondi non è rimasto nessuno, soltanto la bella casa nel centro del paese, con il suo giardino è ancora di proprietà dei Galluzzo, tranne una parte, quella affacciata sulla piazza principale, venduta alcuni anni fa.

Il dott. Totò Galluzzo (a destra) riceve un riconoscimento alla carriera

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