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La Settimana Santa non è una settimana come tutte le altre. Dalla Domenica delle Palme al Giovedì Santo, passando per il Venerdì Santo ma soprattutto per la Domenica di Pasqua, ogni credente ricorda la passione, la morte e la resurrezione di Gesù.
Sono giorni intensi di riflessione e preghiera, di meditazione e pensieri sulla nostra vita, su ciò che siamo e facciamo, sul mistero del dolore e della morte.
Si comincia dunque con la Domenica delle Palme che ricorda l’entrata di Gesù a Gerusalemme, e si arriva fino alla Domenica della Resurrezione, passando per la morte in croce del Signore.
A Cinquefrondi  si rinnovano i riti che da tempo ormai immemorabile caratterizzano questa ricorrenza e che scandiscono la vita della nostra comunità.
In mattinata Don Serafino, dall’altare posto come da antica tradizione all’ingresso della chiesa del Carmine, ha benedetto i ramoscelli di ulivo e le palme che ognuno ha portato con sè; poi si è formata una lunga procesisone che ha attraversato Piazza Castello, e il Corso e si è conclusa alla chiesa Matrice dove è stata celebrata la messa. C’era tanta gente, tante famiglie e bambini e ragazzi, è stato un bel momento, inizio di un percorso di fede e di tradizione che si concluderà domenica prossima con la festa di Pasqua.E si spera continui nel corso dell’anno, senza restare semplicemente un atto di devozione.
Nel pomeriggio si è rinnovato anche un altro gesto molto significativo e suggestivo della nostra tradizione religiosa cittadina: la visita delle Confraternite alla chiesa Matrice.
Alle 17.30 una processione dei fratelli dell’Arciconfraternita del Carmine, la più antica istituzione cinquefrondese, è uscita dalla propria chiesa, ha percorso Largo del tocco, e ha proseguito per via Savoia fino all’incrocio con via Indipendenza. Lì il gruppo si è unito ai fratelli dell’altra antica Confraternita cittadina, quella del Rosario, e tutti assieme in corteo si sono diretti alla matrice.
Lungo il percorso canti e preghiere hanno accompagnato il cammino dei fratelli. In chiesa c’è stata l’Adorazione comunitaria e la messa.
Concludiamo queste brevi note con le parole che ci ha rivolto il nostro vescovo mons Giuseppe Alberti per la Settimana Santa:

I passi iniziati con il gesto delle Ceneri stanno arrivando presso la croce, luogo della manifestazione (per noi sempre misteriosa, perché non immediatamente comprensibile) dell’amore infinito di Dio per l’umanità.

In questo tempo di Quaresima abbiamo cercato di pregare, di imparare a pregare, a darci momenti, riservarci spazi, vivere esperienze per fare nostra l’arte della preghiera.

A Pasqua Gesù ci mostra che la preghiera più vera che Dio gradisce, non sono le nostre parole pur belle e devote, ma è l’offerta di noi stessi come sacrificio di amore per i fratelli.

La croce è l’espressione più grande, più chiara ed eclatante, di questo tipo di preghiera: il Figlio non presenta al Padre parole di devozione ma dona se stesso per intercedere per noi e salvarci dai nostri peccati. La preghiera diventa gesto, dono di amore.

Lo diceva bene Santa Teresa d’Avila, in fondo “pregare è amare” e l’amore vero è il dono di sé. Ecco l’offerta gradita al Padre, come ci ricorda la Lettera agli Ebrei: “Un corpo mi hai preparato… Ecco, io vengo a fare la tua volontà” (Eb 10, 5-7).

La Settimana Santa si presenta davanti a noi come una grande occasione per fare una bella e profonda esperienza di preghiera, un corso popolare di esercizi spirituali, per tutti, accessibile a chiunque: una settimana di preghiera, accompagnando il Signore, condividendo il suo dono di sé, la sua offerta di amore, seguendolo e imparando da Lui.

Una preghiera vera, una preghiera cristiana, sempre ci dona pace, ci infonde speranza, perché ci fa incontrare con il Principe della Pace e ci apre costantemente al dono pasquale di vita e di luce che il Signore sprigiona ogni volta che accogliamo e celebriamo nella fede il suo dono di amore per noi.

La preghiera vera ha la forza di far rotolare via la pietra che chiude le nostre vite:
nel buio dell’egoismo
nella nebbia dell’ipocrisia
nella tenebra dell’odio
nell’ombra della paura
nell’oscurità della vendetta.

Il Risorto spazzi via tutto ciò che impedisce la novità di vita, di luce, di speranza per noi e le nostre famiglie, per la Chiesa e per tutti i popoli.
Salutiamo l’alba della Pasqua di quest’anno con le evocative e dolci parole della gioia desbordante della resurrezione:
Christòs anèsti, alithòs anèsti! Cristo è risorto, è veramente risorto!

E’ una preghiera, una invocazione antica, ma risuoni nuova ai nostri orecchi e al nostro cuore.

Salutiamoci così: Cristo è risorto. È veramente risorto! Ricordiamolo tra noi, diciamolo a tutti. 

Vi auguro una Santa Pasqua nella novità del cuore e della vita che viene dal Cristo Risorto!
Il Signore vi benedica.

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